Danzatore, cantante e attore, si è formato a Firenze presso il Centro Studi Danza e Movimento, studiando con F. Monteverde ed altri; dalla metà degli anni Novanta ha occasione di lavorare in diverse produzioni al Teatro alla Scala di Milano: “Il Barbiere di Siviglia”, “I racconti di Hoffman”, “La Dama di picche”. Nel musical, la sua carriera inizia nel 2000, quando partecipa a “Dance” (Compagnia della Rancia); in seguito, sempre con la Rancia, partecipa alla ripresa di “Sette spose per sette fratelli”, nel ruolo di Caleb e a “Bulli e pupe”, nel ruolo di Padre Armido. Il pubblico lo conosce soprattutto per la sua partecipazione a “Pinocchio”, nel ruolo del Grillo Parlante (2003 e 2004). Altri impegni successivi sono nel musical “Studio 54” e nel recentissimo “Sweet Charity”, con Lorella Cuccarini, coreografie di Luca Tommassini.
Paolo Mancini, il fratello di Step. Che rapporto avete nello spettacolo?
Guarda, il rapporto fra i due inizialmente rispecchia quello che un fratello maggiore solitamente fa nella vita normale con un fratello “scapestrato”, però a mio parere, sono comunque fratelli, quindi si vogliono molto bene e quel senso di ribellione che Paolo ha represso per tanti anni lo ritrova invece nel fratello minore Step. Infatti, alla fine dello spettacolo si vede che questa voglia di capirsi, questo punto di incontro lo trovano.
Paolo è veramente così inquadrato, fissato con le regole?
Posso dire che Paolo è un po’ il paciere, il trait d’union nel rapporto che c’è tra Step e suo padre. E’ inquadrato perché ha sempre creduto in un certo stile di vita.
Come è stato per te lavorare con Mauro Simone come regista, dopo che avete condiviso il palcoscenico in “Pinocchio”, ad esempio?
Mauro Simone è principalmente un mio amico, poi collega, adesso è il mio regista. E’ sempre stato un piacere stare con lui, in tutte e tre le versioni…[…] Esiste una reale sinergia in questo gruppo, il primo giorno di sala prove sono entrato in un cast che mi ha assolutamente “abbracciato”.
Molti dei personaggi che hai interpretato sul palco rappresentano dei caratteri con la testa sulle spalle…io ricordo sempre il Grillo Parlante!
Sì, è una cosa che mi porto dietro! E me lo auguro che sia davvero così…
Paolo Mancini ha una canzone tutta sua nello spettacolo?
Una canzone mia e solo mia non esiste, ma perché oggettivamente non credo che ci sia il bisogno di questa cosa. Intervengo a livello canoro nel gruppo degli adulti con mio padre, esiste una canzone degli adulti dove ognuno ha la sua variazione.
C’è un momento in cui Paolo si lascia un po’ andare?
Decisamente. Paolo si ammorbidirà molto ma perché Step finalmente glì darà il modo di capire che non si tratta di una lotta o una sfida tra i due, ma è un volersi bene.
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